mercoledì 2 gennaio 2013

vita vecchia

quest'anno ho vissuto talmente tanto da non avere il tempo di scrivere, anche se di una buona parte di tutto quel che mi è successo (per non dire di quel che mi sono fatta succedere) avrei fatto volentieri a meno.
ecco, è il solito 2 di gennaio, il giorno che storicamente odio più di tutti nell'anno (chissà poi perchè) e visto che non ho fatto a nessuno gli auguri a natale, a capodanno, non li farò per la befana, non ho fatto propositi e uno stracavolo di niente di quello che si dice gli altri si aspettino da te in questo gioioso periodo, ho deciso di essere coerente, e continuare a non fare un accipicchia di niente neanche oggi.
che è poi l'ultimo giorno di ferie ma anche il primo senza nessuno intorno: condizione ideale per a) fare la lavatrice b) farmi la maschera e la ceretta c) riordinare un anno di libri accatastati alla rinfusa d) farmi un bilancio dell'anno passato.
invece ho guardato niente alla tele, ho giocato tre ore a poker on-line (perdendo, il gusto e il tempo più che i soldi), e poi mi sono ricordata che una volta, tanto tempo fa, mi ero messa alla ricerca dell'illluminazione. o forse solo di un modo per sfogare le mie innumerevoli bipofrustrazioni su di te, mio gentile lettore. sta di fatto che quest'anno l'illluminazione l'ho sfiorata un paio di volte grazie la pratica buddista -che ho ovviamente abbandonato appena ha iniziato a funzionare - e per una sfortunata serie di eventi straordinari che hanno avuto un grande pregio: farmi ridimensionare i miei sbalzi bipo in favore della mera sopravvivenza.
anche l'aver trovato un moroso, devo dire, ha aiutato. ma meno di quanto avessi mai immaginato. ah ah, tutta farina del mio sacco, baby.
cmq, si vede che non scrivo da una vita, non verrebbe voglia neanche a me di andare avanti a leggere. mi limiterò a non fare il proposito di scrivere quest'anno, per non alimentare la mia frustrazione dell'ennesima cosa non fatta da spuntare l'anno prossimo, iniseme al corso di nuoto, smettere di fumare, cambiare lavoro, fare un figlio e andare in crociera al polo sud.
ora vado: se continuo ad amminchiarmi qui rischio di fare veramente qualcosa oggi. ma è il 2 gennaio, proprio non posso.


domenica 15 maggio 2011

alla mia età

ecco. io, alla mia età, sono di quelli che piange la notte. soprattutto il 13 maggio. dopo 34 anni mi fa ancora male e mi sconvolge la morte di mio padre. per quello che non ha potuto sapere di me, ne io di lui. per la famiglia che avremmo potuto essere. per la donna che non sono e non so se è per questo oppure no. mi manca, e per una volta provo un sentimento che non è ne complicato ne difficile da capire. è un sollievo. e mi illumina.

martedì 10 maggio 2011

please leave a reply

non è che negli ultimi mesi non abbia mai aperto il pc. lo faccio tutti i giorni, confesso. sono una lurker. il bello è che ho dovulto cercare su google per scoprire cosa significava. che poi non è mica giusto, io non sbircio. io leggo, tutto da cima a fondo. post e commenti e link e ff e tutta quella roba lì. in più di otto mesi ho lasciato traccia di me solo due volte. perchè le cose che mi viene in mente di dire mi pare che le dicano sempre meglio gli altri. e poi come si fa? a intromettersi nelle chiacchiere di un gruppo di persone che si conoscono e son un po' lì come lupi a vedere che dice il rookie di turno? no, non ce la posso fare. vorrei. ma sono timida. mi imbarazzo subito, sto in ansia per vedere se qualcuno mi ha notato, giudicato, valutato, considerato. e quando finalmente mi rendo conto che non è successo niente.  mi deprimo.
altro che bipo. superpsyco.


e intanto continuo a non capire come commentare i miei commenti che restano inesorabilmente anonimi. cheppalle.

figli di papà

odio. dato dall'invidia, è evidente, ma non posso farci niente e soprattutto, almeno sul mio cazzo di blogghino, mi voglio proprio permettere di dirlo chiaro e tondo: odio i figli di papà.
e non li odio mica perchè sono anticpatici. anzi. probabilmente odio di più quelli simpatici, quelli aperti, sicuri di se, quelli che vanno nel mondo e fanno, quelli che fingono di non avere paura e sono credibili, che cadono sempre in piedi, hanno la risposta migliore, i denti bianchi, la camicia stirata e il pranzo in famiglia la domenica. li odio perchè stanno sempre col culo al caldo, seduti comodamente dalla parte della ragione e - francamente - io mi sarei un po' rotta i coglioni di stare dall'altra parte. perchè in qualche rarissimo caso potranno anche esserselo meritati quel bel posto di lavoro, lo stipendio a sei zeri, e il lusso di risponderti con sufficienza anche se ti vedono in difficoltà.  ma il più delle volte non se lo sono meritati per niente, è solo culo. culo che papà c'era, culo che papà c'è. che ti ha spiegato come fare, cosa dire, quando muoverti. ti ha insegnato a giocare a risico, ad andare in bicicletta, è venuto a vedere la partita di pallone e quando hai perso ti ha detto che eri bravo lo stesso e l'arbitro è un cornuto. ti è venuto a prendere a scuola col macchinone e le ragazze a sbavare, quasi più di quando il macchinone te l'ha lasciato usare da solo e sei andato ganzo al bar a far vedere che fico che sei con il tuo macchinone nuovo. ma non era il tuo. era del tuo papà.

e comunque mi stanno sul cazzo anche quegli altri, di figli di papà. quelli di sinistra. quelli non puoi leggere proust per farti venir la voglia. quelli della sessualità consapevole. degli abbracci caldi e silenziosi ma non dirlo alla mamma la prima sera che hai sedici anni e torni alle tre che puzzi di birra scadente e maria e sei tutto eccitato per il primo concerto grunge. quelli che non si intromettono ma ci sono quando hai bisogno e non devi neanche dire grazie papà ma proprio te lo strappano con le pinze che hai il papà migliore del mondo.

lo so che li odiate anche voi. perchè i figli di papà, da qualunque parte stiano, non sono mai soli. sono attraenti, come le cazzo di calamite. perchè tutti quelli che non sono figli di papà vorrebbero esserlo almeno una volta nella vita e sapere l'effetto che fa e vivere, anche se di riflesso, quell'aura di pace e fighissima felicità. e invece no. perchè è una di quelle dannate cose della vita che se non ce l'hai non ce l'hai e basta.

sabato 7 maggio 2011

white elephant

inutile negarlo, e tuttavia così fan tutti. c'è un enorme elefantone bianco piazzato nel bel mezzo della mia vita. e a quanto pare non lo vede nessuno a parte me. eppure cresce a vista d'occhio, ogni giorno si allarga, si alza, diventa più pesante, ingombrante e bianco, di un bianco abbagliante. e ho paura all'idea che un giorno non lontano si prenda tutto lo spazio, tutta l'aria, mi spiaccichi sotto il suo culone bianco da elefante e amen.
per la verità anch'io cerco di non vederlo. provo a voltargli le spalle, a chiudere gli occhi, a distrarmi guardando il cielo e le stelle. ma ovviamente non funziona perchè anche con gli occhi chiusi si sente. fa un rumore assordante quando si muove, tutto trema, rompe e fracassa qualunque cosa entri nel suo raggio d'azione che si espande insieme a lui. e puzza. puzza di grosso elefante sudato in uno spazio troppo stretto. l'odore si sente a miglia di distanza. si sente dall'argentina, dalla terra del fuoco, da parigi e berlino. si sente persino nella bassa bresciana, ma lì si mischia con l'odore di porcilaie e letame e tutti sono assuefatti, non posso certo pretendere che se ne accorgano proprio loro.

ogni tanto lo guardo in faccia. cerco di farlo il meno possibile, perchè ovviamente non mi piace quello che vedo. quegli occhi bovini e umidi e grandi sparati sul mondo fuori dal mio. e poi è così grande e ingombrante che non riesco a metterlo a fuoco, è sempre troppo vicino.

ma se poi alla fine qualcuno lo vedesse? cosa accadrebbe se un giorno qualcuno venisse da me e mi dicesse "hei, ma lo sai che c'è un enorme elefante bianco che ti sta squattando la vita?!" cosa accadrebbe?

mi piace crogiolarmi nella fantasia che l'elefantone scomparirebbe all'istante con un puff, come nei cartoni della wb, e tutto il nero intorno non sembrerebbe più così nero, senza quel bianco abbagliante che lo contrasta come in una foto di helmut newton.

e tutto quello che mi viene in mente è una cazzo di canzone della pausini di cui ricordo solo il titolo e che quando avevo 16 anni mi faceva cagare. mi sa che è lì che ho sbagliato. mi fosse piaciuta la pausini forse non sarei qui ora, sola solo con la solitudine.

domenica 20 febbraio 2011

waiting

non è che non abbia più voluto scrivere, ne che mi sia pentita di quello che ho scritto finora. e' che proprio non mi veniva. c'è stato il grande ritorno, le feste, i propositi per l'anno nuovo, san valentino. non mi sono fatta mancare nulla. solo che non l'ho scritto. non che stia scrivendo un gran che ora. ma mi fa malinconia vedere questo bel blog tutto solo a languire, e l'unico commento laconico lasciato lì come una telenovela in sospeso. che non vedremo mai.

e allora vai col tango.
mr. duedipicche è andato, ne sono arrivati un paio d'altri, stessa solfa. l'ultimo si sta ancora chiedendo se sono la risposta di dio alle sue preghiere o il peggior incubo che potesse fare... a proposito di bipo...ma davvero deve essere tutto così dannatamente centrato sull'ammore? non c'è proprio verso di vivere anche senza? di trovare pace, un equilibrio, soddisfazione. niente altro per cui valga la pena vivere, che dia un senso alla vita, sapore ai giorni e respiro alle notti?
perchè se è davvero così io sono fregata. non ne uscirò mai.
settling for what is, in the absence of hope...
intanto ho un nuovo giocattolo che mi sto già divertendo a rompere, o forse non funziona o le batterie sono scariche. chissà se durerà il tempo dell'attesa.

lunedì 6 dicembre 2010

happyness

rimorchiatore incagliato da 56 anni nel canale di beagle. per dire.
mi sono portata il pc perchè pensavo di scrivere tutti i giorni. ho fatto questo viaggio per provare a fare qualcosa di diverso, a essere qualcuno di diverso. ma non è così, sono la solita vecchia stronza. ho solo provato la stessa solitudine di sempre ma in un continente diverso, con una lingua che non capisco, non mi piace e -dopo tre settimane - sento quasi ostile. mi sono sentita al mio posto solo alla fine del mondo. ero sola anche laggiù, ma in un modo sconosciuto e incomprensibile ero a mio agio.dove volevo essere. e come volevo essere. lontana e presente e vuota davanti a quel posto così estremo. indubitabile e bellissimo. e freddo e faticoso. e ora sono qui. mancano tre giorni al ritorno: regali da comprare che non ho voglia di comprare. cose da fare che non ho voglia di fare. sempre persone da rincorrere e seguire per non essere da sola, e l'unica cosa che faccio è stare rinchiusa in questa topaia a guardare serie tv scaricate da internet. non ho pensato a quello che voglio fare tornata in italia, non mi sono data il tempo, la forza, di riflettere e decidere. a cosa è servito questo viaggio? del tango ho imparato che ballare senza un compagno richiede una volontà ancora maggiore che semplicemente vivere senza un compagno. di baires ho imparato che è approssimativa, e che lo sono i portegni. come tutti nel mondo per la verità, solo che qui è più evidente, perchè in qualche modo assurdo la distaza dalle terre che considerano loro, quell'europa mitizzata che pochissimi ormai conoscono,  riappare in modi, vezzi, vizi superficiali e abbozzati, vaghe pretese e apparenze  di come tutto dovrebbe essere (strade, cibo, rapporti umani, musei, macchine) e non è. non è qui più che altrove. nulla sembra avere ordine o struttura, o senso. è un posto perfetto per nascondersi ma raccontarsi di aperture e scoperte. ma non mi hanno convinto. solo una giovane amica italiana è stata una bella scoperta. la sua forza e il suo entusiasmo sono stati contagiosi. quel tanto che basta per lasciarmi almeno un paio di bei ricordi. ma è il mio cuore ad essere chiuso a questi entusiasmi. forse. o forse aveva ragione britney spears e this lonelyness is killing me. voglio la connesione a internet e un piatto di spaghetti al pomodoro e la mamma. ho la nostalgia della coppa. cazzo. proprio io.
voglio tornare a casa, e stare nascosta fin che non torno. ma non posso. lo sto facendo, ma non posso. le aspettative, tutto a voler dimostrare, il tango, il buddismo, l'invidia e l'ammirazione per questa vera viaggiatrice. cosa mi hai portato? cosa hai imparato? cosa hai visto? chi hai conosciuto? tutto a dover dimostrare. 

sabato 16 ottobre 2010

afterglow

il tango che non ballo, i libri che non leggo, il sale che non compro, la musica che non canto, le scelte che non faccio, le parole che non dico, le notizie che non ascolto, l'amore che non amo, il fervore che non vivo, il sabato che non ha luce, il tempo che m'insegue e che non fuggo.

borges nei pomeriggi solitari non fa niente bene.

c'è una città dove andrò, con strade che conosco. e musiche che ascolterò, sola. e amici che incontrerò, e che vedranno un colore che non è il mio. vedranno sorrisi, promesse, allegria. vedranno una forza che non c'è.
come quelle piazze al crepuscolo, gli incroci così chiari, i ciottoli così lucidi: pieni di poesia e parole e passi. sono così limpidi e attesi e senza domande. sono sé, senza polvere, crepe, odori e fatica. lo sguardo teme l'incantesimo. e così sono io. perenne crepuscolo, tra un giorno troppo chiaro e una notte sconosciuta e eterna.

Fa male  sostenere quella luce tesa e diversa,
quall'illusione che impone allo spazio
l'unanime timore della tenebra
e che a un tratto svanisce
quando ne percepiamo la fallacia,
come svaniscono i sogni
quando scopriamo di sognare.
 lo so da me. l'illluminazione è lontana.

sabato 9 ottobre 2010

interludio tecnico

per una ragione che sfugge sia a me che alle non pervenute risposte tecniche di blogger non riesco in alcun modo a inserire dei commenti nei miei post. nulla di grave, direte. insomma, dico io. così non riesco a ringraziare l'anonimo che mi ha lasciato un commento (spero che scoprire com'è andata a finire non sia stato troppo depressivo, comunque grazie per i complimenti), ne la benevola superellen che mi ha commentato per prima quasi due mesi fa (ma sono andata a trovarla x ringraziarla).
cheppalle. mi farò venire in mente qualcosa. se mi passa il down.

venerdì 8 ottobre 2010

ha funzionato

devo aggiungere altro?
ok. sì. aggiungo che la mail ha fatto centro e xy è una vera palla. mi ha scritto una mail presuntuosa come poche, totalmente priva di ironia (immagino si possa dire lo stesso della mia, ma siccome ho la scusa di una visione distorta della realtà con tanto di certificato, fate finta che sia davvero ironica, sennò non si capisce l'abisso). poi mi ha beccato in chat e per far lo spiritoso accattivante scriveva in finto cinese (sì. giuro. con le l al posto delle r. cazzo). poi vista la mia perplessità ha sfoggiato le sue tre lingue. poi la passata carriera militare, l'orgoglio patrio, il campanile, un soprannome tanto romantico quanto improbabile e mi ha tramortito inviandomi 3 sue foto (ma sono vecchie, adesso è dimagrito). un cesso. e non me ne frega una madonna di non essere gentile, perchè lo stronzo lo sa che è un cesso. ma l'ha tirata talmente lunga con 'ste cazzo di foto e che l'aspetto fisico non è tutto, che alla fine se anche fosse stato quel cazzone di russel gladiatore crowe mi avrebbe fatto schifo lo stesso. io dico. ma non ti ci mettere su quella strada. o dichiari subito le carte che hai e mi lasci scegliere se stare o passare o impari a giocare bene, mi infinocchi coi fiocchi e quando sono ormai una pera lessa fai scattare il trappolone del fisico da paura (in senso letterale). io (tutte, dai) quando son cotta me ne frego.
e invece. eccheccazzo, non ci sono manco più le chat di una volta. che depressione. vedi? non è solo la chimica del mio cervello.
xy, l'ultima delusione. però non l'ho trattato male. sono stata lì quasi un'ora a vedere se ne usciva qualcosa. ha ricevuto un paio di battute fantastiche e per quasi 40 minuti è stato un uomo molto felice e divertito e sì, sempre più pieno di sé, ma non l'ho castigato troppo. giuro.
cosa ci avrei guadagnato? non è divertente, e alla fine sono qui da sola. avrei preferito di no. maschi 0 - illluminazione 0.
 

giovedì 7 ottobre 2010

michaelmas: wellcome back grads

compiti per le vacanze: saltati come sempre. ma la skuola è ricominciata, quindi tocca mettersi in pari. ecco -a proposito di lotta continua di stato depressivo acuto - cosa sono riuscita a produrre oggi, dopo mesi che non entravo in chat.  nel caso in cui il destinatario rispondesse in modo interessante ne terrò traccia qui.

< questo qui accanto è il tcd. ero bipo anche a dublino.
ciao xy, scusami se non ho risposto alla tua mail, ma ho avuto un mese di iper lavoro da cui emergo solo ora, e non mi sono più collegata...
Per di più ti avevo scritto una mail di cui ero particolarmente soddisfatta che esattamente 45 secondi fa è sparita nel limbo di questo stupido sito che non memorizza le bozze e ora sono così arrabbiata che non riuscirò a riscriverla con tutto quel pathos.

Comunque...nel caso in cui il sito non si sia mangiato la mia mail di poco fa e ti sia arrivata...puoi
a) cestinare questa se non ti è piaciuta l'altra, è stato un piacere scambiare due mail e un quiz e in bocca al lupo
b) andare direttamente al paragrafo in fondo, dove ti saluto e mi auguro che ci risentiremo presto (mi mancavano giusto i saluti)
c) leggerti anche questa, dove cercherò di ribadire con estrema sintesi quanto brillantemente espresso nella mail precedente.

L'opzione C) coincide, in modo assolutamente casuale, con quanto potresti fare nel caso in cui non ti fossi ancora annoiato (ma non te ne vorrò se così fosse, come darti torto?) E non ti fosse arrivata la mia brillantissima mail di cui sopra.

opzione C:
a grandi linee dicevo che me ne frego del fumo, dello siopping e dell'altezza (l'unico fidanzato degno del nome che ho avuto era meno alto di te. prego cogliere la mia politically correctness). Solo che lo dicevo benissimo...
dicevo anche che concordavo sui dubbi della "quotidianità" e che x me l'anagrafe può tranquillamente averla vinta ogni tanto, ma quella domanda* è nel mio quiz solo per stuzzicare improbabili risposte dai supermaschioni che agitano queste acque -loro sì- molto molto basse (sono certa che non ti stupirebbe sapere che ci sono uomini (?) che dichiarano frequenze orarie olimpioniche aggrovigliando le dita sui tasti (e non solo, temo) per partorire mostri orali/orari che neanche Bergonzoni nei suoi monologhi più spinti).

mercoledì 6 ottobre 2010

domenica 29 agosto 2010

domenica è sempre domenica

ho il cervello completamente flat. non solo non mi viene in mente niente di interessante da scrivere, ma neanche mi va di scrivere e basta (e si vede). ieri, però, è stata una giornata fantastica: sono uscita di casa (grande risultato n°1), ho fatto quello che dovevo fare (grande risultato n°2), ho fatto persino qualcosa di piacevole e da sola sciopping, giornale, insalata e bicchiere di vino in centro (grande rislutato n°3). continuerò a leggere per un po' gli altri blog, qualcuno scriverà qualcosa di più interessante (e senza grandi sforzi). in compenso mi è venuto un gran mal di schiena, giusto per ricordarmi che la sfiga esiste e ci vede benissimo.
per tutti i fantastici visitatori che fossero curiosi di sapere che diamine di fine ho fatto negli ultimi 6 giorni, ebbene, ero troppo stanca per scrivere. è pazzesco, ma il lavoro mi prosciuga, e dopo quasi tre mesi a dormire 4 ore 4 per notte (e quindi con tutto il tempo del mondo di sparare nel cosmo le mie personalissime ed emerite cazzate), ho passato l'ultima settimana a lavorare e dormire. il che, avendo iniziato un blog da poco e volendolo curare (almeno lui) è ancora più deprimente, perchè cercavo di farlo di giorno nelle fessure del lavoro, ma è impossibile. aricheppa. intanto ringrazio superellen che mi ha illluminato l'ultimo post, sapevo di poter contare su una donna. ma quella cippa degli amici di google la tolgo: mi sta venendo l'ansia tutte le volte che apro la pagina e vedo che nessuno mi segue. la relazione (alla crozza) è chiarissima. (e più che giustificata).

lunedì 23 agosto 2010

black hole sun

oggi non ci siamo proprio. dopo due giorni passati in famiglia speravo che il lunedì non sarebbe stato così nero, e invece. mi capita spesso di chiedermi come facciano i colleghi a non accorgersi di questi momenti in cui sono presente ma assente, in cui non c'è verso di carburare. l'attenzione cala drammaticamente, la memoria vaga, le idee originali latitano. probabilmente grazie all'esperienza riesco a dissimulare quanto basta, il lavoro è comunque tanto e tutti sono così concentrati su quel che hanno da fare che io riesco a sgattaiolare tra gli interstizi, nascondermici dentro finché passa. ma qualche volta mi tremano le vene ai polsi. quando devo fare una telefonata, prendere una decisione, preparare una comunicazione, e non ci sono, non sono lì. non sono qui. oggi è una di quelle giornate in cui vorrei lavorare alle poste, stare ad una catena di montaggio, quattro movimenti alienanti e via. per completare il quadro da tre giorni ho costantemente mal di stomaco e conseguente emicraina. questa è nuova. magari non centra niente, ma visto il simpaticissimo periodo di down non escludo che sia un sintomo collaterale. un sintomo che non aiuta un cazzo, ovviamente. e il doc non c'è per altri otto giorni. si accettano suggerimenti. e accettate in testa.

giovedì 19 agosto 2010

you gotta be crazy

per onestà tutta mia, informo i gentili viaggiatori che ho aggiornato il testurillo in cima alla pagina che (credo) dovrebbe dire chi sono. quando ho iniziato il blog (tipo 5 giorni fa) c'era solo "io sono depressa" ma visto che sto cercando l'illluminazione, e che il viaggio si fa un passo alla volta, mi sembra giusto scriverlo che sono bipolare.
e comunque keep tracking back: a settembre arriverà lo scoop! bi-po I o II? can't wait, uh?
a parte tutto, il titolo del blog avrebbe fatto comunque cagare (quasi come il mio uso improprio delle virgole e delle parentesi), quindi resta illluminata. eh, lo so. adesso la vorreste anche voi una bella dose di rohypnol...

And when you loose control you'll reap tha harvest you have sown

mercoledì 18 agosto 2010

keep on digging

plans that either come to naught or half a page of scribbled lines. ho dovuto surfare per ore tra le parole di bi-poppers di mezzo mondo per rendermi conto del perchè the wall mi è entrato sotto pelle a 15 anni e non ne è più uscito, trascinando con se tutto quello che hanno fatto i pink floyd.



one of my turns | confortably numb: sono sempre state le mie canzoni degli up e dei down e non mi sono mai accorta della lapalissiana verità. non ho ancora scelto la mia pillola, ma comincio a vedere il matrix. cazzo. non l'avevo mai capito. e cos'è the dark side of the moon se non la perfetta descrizione di un bi-po? Syd forse lo era prima dell'lsd, o forse se l'è cercato (se qualcuno lo sa, in internet c'è e lo troverò), ma i ragazzi lo sapevano, o sapevano bene cosa succede. roger lo sa di sicuro, lo dice in breathe e eclipse e time. sono vent'anni che me lo dicono, e non ho mai capito. non avevo capito. come faccio a non aver sentito brain damage? got to keep the loonies on the path... non avevo capito us and them. ed è come se sentissi per la prima volta anche wish you were here. now, that's crazy. Pink è il primo link che ho inserito quando ho iniziato a scrivere e ciappinare con questo blog, perchè sono così tanto parte della mia vita. so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain can you tell a green field from a cold steel rail?

and if the clouds bursts, thunder in your ear
you shut annd no one seems to hear
and if the band you're in starts playing different tunes
I'll see you on the dark side of the moon

money è una fase maniacale da manuale:
new car, caviar, four stars daydream
think I'll by me a football team
money, it's a hit.
cazzo. lo dice forte e chiaro. e io non avevo capito.

uno dei primi libri che ho comprato è stato una raccolta di testi dei pink floyd con il testo a fronte. ce l'ho ancora, pieno di disegni e appunti e sottolineature. queste sottolineature e anche altre. e altre e altre. non avevo capito. ma lo sentivo.

Thought I oughta bare my naked feelings
Thought I oughta tear the curtain down
I held the blade in trembling hands
Prepared to make it but just then the phone rang
I never had the nerve to make the final cut

e io sento che sta arrivando una delle mie crisi.
you're nearly a laught
But you're really a cry

martedì 17 agosto 2010

le vite degli altri

ed è certamente un passo verso l'illluminazione entrare nelle vite degli altri. è un effetto collaterale che non avevo calcolato. scrivere l'avevo messo in conto, ma la dipendenza da lettura dei blog altrui no. fico. o tu che passi, per chiare che non sono anche schizofrenica, sappi che ho scoperto fantastici mondi bi-pop là fuori, e che i pazzi bi-pop sono un sacco divertenti (non io, io adesso sono in fase depressiva, ma appena mi viene la maniacale vedrai come ridiamo). gli altri, quelli che ridere lo fanno senza bisogno di fasi, mi piacciono e basta. aspetto comunque di capire se in realtà non siano maniacali cronici (il sospetto è forte).
oggi comunque è un buon giorno per essere depressa: il magico viaggio tra i bi-pop mi ha fatto sentire meno sola. se non fossi stata così alla ricerca di qualunque cosa mi sarei persa veramente qualcosa. cazzo, forse una pensata sul rohypnol dopotutto la devo fare.
le vite degli altri mi è piaciuto, l'ho trovato di un'attualità agghiacciante e in perfetta sintonia con il titolo che mi serviva per questo post. non ricordo molto altro del film. neanche dove volevo andare a parare. cheppalle la fase 4.

lunedì 16 agosto 2010

modello di kubler-ross

una che ha avuto tanti lutti da elaborare le prova tutte,  ma è in un film e non in un libro, che ho sentito per la prima volta questa fantastica teoria. ovviamente non mi ricordo il film. è tutto il giorno che ci penso. al film, intendo. un comico la inseriva in un monologo drammaticissimo. prima ci ho messo tre ore a ricordarmi il nome del comico, e pensavo fosse lenny bruce (due ore e mezza solo per cercare in internet i nomi di stand up comedians per vedere se lo riconoscevo). ma è morto nel '66 e la Kübler-Ross il modello l'ha esposto in un libro del'69. allora era andy kaufmann. ma non era il suo genere e google -chi l'avrebbe mai detto?- non ha confermato. mi sa che era una cosa tipo fame, o qualcosa di bob fosse ma chissenefrega. me ne frega delle fasi per superare il dolore, che la k-r ha inizialmente applicato alla morte (studiando i malati terminali e i loro parenti), ma che poi ha notato poteva essere applicata ad altri tipi di lutti. per me è stata una grande chiave di lettura della mia vita, tanto per capirci.
  1. negazione/isolamento
  2. rabbia
  3. contrattazione
  4. depressione
  5. accettazione. 
fase 1. dai 4 ai 4anni e mezzo (negavo che mio padre fosse  morto, finchè una mia compagna dell'asilo mi ha escluso dai giochi perchè non si può giocare con te che tuo padre è morto e tu non piangi)

domenica 15 agosto 2010

il processo

"Santo cielo!" disse il guardiano, "lei non vuol proprio adattarsi alla sua situazione, e sembra essersi messo d’impegno a infastidire inutilmente noi, che in questo momento siamo forse in tutta l’umanità quelli che le sono più vicini."



grazie anche a franz kafka. dopo il brillante post di un paio d'ore fa, stavo scrutando nei miei libri per capire se, in qualche modo, la letteratura potesse aver influenzato la mia depressione.  è molto probabile. eppure k è una droga:

"Costoro li conosce di sicuro molto bene e da loro potrebbe anche ottenere qualcosa, di questo non ne dubito, ma anche il massimo che potrebbero dare sarebbe sempre del tutto indifferente per l’esito finale del processo. Lei invece con ciò si sarebbe rovinate alcune amicizie, e io non lo voglio. Continui pure a intrattenere con questa gente le sue relazioni, in effetti mi sembra che tutto ciò le sia indispensabile. E lo dico non senza dispiacermene, perché, se devo ricambiare in qualche modo il suo complimento, anche lei mi piace, specialmente quando come ora mi guarda con tanta tristezza; tristezza che è d’altra parte senza fondamento per quanto la riguarda."
non sono sicura che questo sia il modo giusto di passare il giorno di ferragosto. a casa da sola a cercare parole vive di scrittori morti e inchiodarle a una pagina web nera. e non mi viene in mente niente di ironico per commentare la cosa.

oblio

con la scusa che devo scrivere per vincere la depressione ho passato tutta la mattina (cioè da quando sono riuscita a cavarmi dal letto, verso le 11) a leggere i blog degli altri. giusto per capire come si fa. cazzo, che depressione. non ho capito come si fa. a parte una tipa fantastica che mi ha tirato su il morale per quasi 10 minuti, perchè è cubana esiliata e senza lavoro ma fa ridere (anche se non capisco tutto quello che scrive: non ho capito neanche il nome del blog, avrà a che fare con il comunismo, o con i dolci. boh).
in compenso per tirarmi su il livello culturale non sto leggendo neanche OBLIO. è il terzo libro di d.f.wallace che non leggo. ma portarmelo dietro ovunque mi da la sensazione che prima o poi, quando lo leggerò, troverò una chiave e capirò. lo pensavo anche per infinite jest. ho smesso solo perchè è troppo pesante per portarselo sempre in giro.
questa cosa del blog mi devasta un po' il ritmo del fumo: sto superando il pacchetto al giorno. ma col frigo vuoto, la birra finita e tutte le pizzerie d'asporto chiuse perchè è ferragosto, non ho molte alternative per soddisfare il mio bisogno orale.
e ora? non mi pare che 'sta cosa funzioni.
sarà che non so per chi sto scrivendo. ovvio, no?

-Ma sono merda.
- Eppure allo stesso tempo sono arte. Opere d'arte sopraffina. Sono letteralmente incredibili.
- No, sono letteralmente merda è letteralmente quello che sono.
grazie d.f.w.

mercoledì 30 gennaio 2008

un oscuro scrutare

ecco cosa succede quando la sostanza m entra in circolo: cerchi una citazione illuminante per dare il titolo a un blog che nessuno leggerà. perchè chiamarlo "sono depressa" fa poco marketing. me ne fregasse qualcosa del marketing, è che se voglio uscirne qualcosa devo fare. provo a scrivere, perchè a parlare non riesco. forse solo perchè nessuno mi ascolta. ma non siete tenuti a leggere. 
io sono depressa perchè sono sola. vale anche il contrario: io sono sola perchè sono depressa. dipende dall'analista che trovi. io non me lo posso più permettere, così ho risolto a monte. non la depressione. quella che ti tiene in casa, non ti fa rispondere al telefono, ti inchioda alla tv o a un libro o a un disco o a niente. è che sei inchiodata e non ascolti più. non segui più. il cervello va in pappa e ogni comunicazione vera richiede uno sforzo immane. che riesci sempre meno a fare. 
e puzzi. io puzzo. la cura di sé è importante segno di identità (me lo ripeteva il primo analista, quello giustificazionista). e che mi lavo a fare? perchè pettinarsi, truccarsi, vestirsi? sei sola, nessuno arriva abbastanza vicino da accorgersene. 
e così, dopo due anni che ho provato a metter su un blog ora provo a usarlo (l'ho detto. la depressione rallenta tutto). 
ma non serve che lo leggiate. è deprimente.
appena divento illuminata vi avviso, intanto inizio l'oscuro scrutare.
ps: illluminata ha 3 l perchè due anni fa ho sbagliato qualcosa nella registrazione dell'url, ma non ho mai capito cosa. la data è rimasta la stessa, ero già parecchio depressa. mi sono depressa ancora di più.