lunedì 16 agosto 2010

modello di kubler-ross

una che ha avuto tanti lutti da elaborare le prova tutte,  ma è in un film e non in un libro, che ho sentito per la prima volta questa fantastica teoria. ovviamente non mi ricordo il film. è tutto il giorno che ci penso. al film, intendo. un comico la inseriva in un monologo drammaticissimo. prima ci ho messo tre ore a ricordarmi il nome del comico, e pensavo fosse lenny bruce (due ore e mezza solo per cercare in internet i nomi di stand up comedians per vedere se lo riconoscevo). ma è morto nel '66 e la Kübler-Ross il modello l'ha esposto in un libro del'69. allora era andy kaufmann. ma non era il suo genere e google -chi l'avrebbe mai detto?- non ha confermato. mi sa che era una cosa tipo fame, o qualcosa di bob fosse ma chissenefrega. me ne frega delle fasi per superare il dolore, che la k-r ha inizialmente applicato alla morte (studiando i malati terminali e i loro parenti), ma che poi ha notato poteva essere applicata ad altri tipi di lutti. per me è stata una grande chiave di lettura della mia vita, tanto per capirci.
  1. negazione/isolamento
  2. rabbia
  3. contrattazione
  4. depressione
  5. accettazione. 
fase 1. dai 4 ai 4anni e mezzo (negavo che mio padre fosse  morto, finchè una mia compagna dell'asilo mi ha escluso dai giochi perchè non si può giocare con te che tuo padre è morto e tu non piangi)

fase 2. dai 4anni e mezzo ai 19 (un'adolescenza un pelino lunga, lo riconosco. ma non mi sono fatta mancare niente: esclusione dal gruppo, bulimia, cambi di scuola, crisi di panico, tentativi di fuga, incapacità di stabilire rapporti sani con il sesso opposto per mancanza totale di figure di riferimento, costante sensazione di incomprensione da parte del mondo, esplosioni di rabbia furente, pomeriggi ad ascoltare vinili e notti a studiare per l'interrogazione del giorno dopo cose che non ricordo più. questa fase è stata oggetto di un blog ante litteram: oltre 10 anni di diario perfettamente conservato testimoniano la profonda, ineluttabile ingiustizia che è stata la mia peggio gioventù. non garantisco che non finirà qua sopra, prima o poi. cazzi vostri, ve l'avevo detto di non leggere. comunque scrivevo meglio di adesso. lutti totalizzati in 15 anni: 3)

fase 3. dai 19 ai 27 anni (la vita nuova. la grande università, la grande città, la grande esperienza di vita. l'illusione di poter cambiare, di essere come tutti perchè scopri che tutti sono pazzi e pieni di problemi, e allora dai, le cose si aggiusteranno anche per me, no? cosa devo fare? studiare? studierò! lavorare? lavorerò! trovare un ragazzo a cui piaccio? ci proverò! ok, non ha funzionato ma sto vivendo, quindi non può andare male. sono forte, non soffro più! ok? va bene, per uno in particolare posso pure stare male tre anni, ma sono giovane, poi passa, poi cambia, no? e se invece di uno me ne faccio 10? 10 non bastavano anche a battisti?  ad libitum: qui metteteci tutto quello che volete di più masochistico e incoscente. a parte l'ero, l'ho fatto/ho provato a farlo/mi sono odiata per non averlo fatto. lutti totalizzati in 8 anni: 6, ma potrei averne rimosso qualcuno)

fase 4. dal 27 marzo 2000 a oggi (non era previsto che durasse così tanto, ma poi l'analista n°1 mi ha spiegato che la depressione è come una dipendenza, puoi imparare a controllarla ma non passa mai. è iniziata con una crisi da manuale, sono stata fortunata. voi -scommetto- non vi siete mai accorti di come e quando è iniziata. ma io sì, alla grande. ho iniziato a piangere per due mesi filati, sempre e ovunque tranne che in presenza di persone che mi conoscevano -per strada e al supermercato piangevo, al lavoro quando non riuscivo a trattenermi mi chiudevo in bagno, a casa non parlavo con i coinquilini per giorni per non rischiere di farmi beccare a piangere. non dormivo o non mi svegliavo, a seconda dei giorni e del lavoro. cioè da lunedì a venerdì dormivo tre/quattro ore per notte col panico e l'ansa per il lavoro - il primo- e dal venerdì sera al lunedì mattina dormivo. non scherzo. non stavo semplicemente a letto o chiusa in camera, svenivo proprio, mi spegnevo. dopo quasi otto mesi sono arrivata ad un bivio: negare l'evidenza definitivamente e lasciarci le penne o trovare un medico che mi desse dei sonniferi. sono passati 10 anni...l'analista 1 è stato un grande, ma mi ha mollato dopo 8 mesi perchè alla clinica universitaria aveva finito -non avrete pensato che mi potessi permettere un analista vero?- era in specializzazione. ma è stato bravo ed era anche carino il che, come sanno tutti quelli che hanno avuto uno psichiatra brutto, è un grande aiuto. mi ha mollato con una diagnosi di depressione da sindrome bipolare in fase non più acuta all'analista n°2, una collega che doveva ancora finire il calvario della clinica universitaria. l'ho finito con lei due anni dopo, inutilmente incartata sul perchè il mio fidanzato - trovato nel mentre- non era il fantastico supereroe che io sapevo essere stato mio padre. seguirà post dedicato a mr. blackholesun or how I learnt to stop worring and love being a nourse. in effetti, dopo più di tre anni e finito il fidanzamento, un momentino di rinascita l'avrei anche avuto: all'epoca andava in onda su la7 la prima stagione di S&tC, mi ero trasferita in una micro casa tutta mia, mi pareva di vedere gente e fare cose. great expectations. ancora non sapevo che quella stronza sindrome bi-pop si diverte a cambiare ritmo dopo un po' di analisi...era solo un up più lungo del solito, bastarda. il down non arrivava più tre volte al giorno come in fase acuta, o tre volte al mese, come in tutti gli anni in cui mi veniva e io pensavo di essere una cattiva bambina. 'sta volta ci ha messo mesi, e lascio ai tediatissimi lettori immaginare il botto quando è arrivato. perchè il down arriva sempre. è come la morte, l'unica altra certezza che ho, esclusa quella evidente che questo post sta diventando troppo troppo troppo lungo. cazzi vostri, non ho finito.

il punto è che sono ancora nella stronza fase 4 e accumulo lutti su lutti. dallo psico n°1 sono tornata un paio d'anni fa, prima che la crisi economica mi togliesse la capacità di spesa (p.1 adesso si fa pagare salato), per capire a che punto ero, fare un tagliando, farmi dire che non era colpa mia se non trovavo il padre dei miei figli e che l'orologio biologico è una stronzata.

ora, p.1 sarà anche stato un transfer facile, ma non era mica scemo. e così io giù a lacrimare di nuovo e lui a dire che se non imparo ad accettare e superare i lutti che ho subito non riuscirò ad ottenere quello di cui ho bisogno. ah ah! visto? e la cosa fichissima è che io il modello kubler-ross già lo conoscevo! non sapevo che si chiamasse così, ma lo sapevo che in fondo al tunnel doveva esserci una luce.

prego, notare la coincidenza di date tra la fine del grano per andare dal mio adorato psichiatra n°1 e il primo falllitissimo tentativo di aprire questo blog...almeno si è salvato il titolo...

ora vorrei una di quelle asserzioni chiare e incontrovertibili, una cosa tipo "o da qui riesco a passare alla fase 5 o....." ma siccome sono depressa, bipolare, è l'una di notte e l'unico contrappeso che mi viene in mente è la soluzione finale, che però non mi ha mai convinto del tutto, credo che la pianterò lì con 'sto post.
dio, che vita di merda.

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